La piccola frazione di S. Martino di Mozzate ospitava fin dal Medioevo due chiese, una dedicata al Vescovo S. Martino di Tours e l’altra dedicata a Santa Maria del Solaro. Il nome deriva con ogni probabilità dall’immagine della Donna vestita di Sole, descritta da S. Giovanni nel Libro dell’Apocalisse.
Intorno a Santa Maria Solaro esistono tre distinte tradizioni popolari: la prima riguarda le vicende di un gruppo di monaci che, durante la stagione estiva, nei boschi dove ora sorge il Santuario videro a più riprese una grande luce, come di un sole che scendeva e risaliva nel cielo, in mezzo alla quale appariva l’immagine di Maria Bambina. A tale tradizione fa riferimento il primo titolo noto della chiesa: Sanctae Mariae Virginis Nascentis in loco Solaro.
La seconda tradizione fa riferimento ad un episodio accaduto all’inizio del XVI sec.: un gruppo di soldati in fuga, sbandati e affamati, incontrarono in questi boschi una Signora splendente che, nel buio della notte, indicò loro la via per mettersi in salvo. Tale tradizione fa capo ad una confraternita in onore della Beata Vergine certamente esistente nel 1518, come attesta l’affresco sul lato destro dell’altare maggiore che parla di «meriti e miracoli della B.V. Maria».
La terza e ultima tradizione riguarda un bravo pittore, molto probabilmente lo stesso Gaudenzio Ferrari, nel periodo in cui era impegnato a dipingere la cupola del Santuario della Beata Vergine di Saronno, attratto da una luce non comune che gli appariva tutte le sere quando, dopo il lavoro, usciva a passeggiare nei campi. Seguendo questa luce, il pittore giunse proprio alla cappella di S. Maria Solaro, dove si accorse che la luce misteriosa proveniva dalla culla del quadro di Maria Bambina. Confortato da tale esperienza dai problemi che lo affliggevano in quel periodo, come atto di riconoscenza dipinse sopra la porta di ingresso della cappella l’immagine della Beata Vergine Addolorata.